Aterosclerosi, primi dati progetto Anmco per migliorare qualità cure in tutta Italia

(Adnkronos) – Le malattie cardiovascolari sono ancora oggi la principale causa di morte in Italia, con oltre 230.00 decessi ogni anno per infarto miocardico, ictus o scompenso cardiaco. Si deve poi sottolineare che, nel complesso, le malattie cardiovascolari causano oltre un terzo di tutti i decessi. Nel nostro Paese. In particolare, il principale killer cardiovascolare è l’aterosclerosi, causa di morte prematura e grave disabilità nella popolazione italiana. Questa patologia si sviluppa per la combinazione di agenti dannosi come il fumo, l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, l’ipercolesterolemia, l’eccesso di peso e la vita sedentaria. La medicina contemporanea dispone tuttavia di strumenti efficaci nel prevenire lo sviluppo e la progressione dell’aterosclerosi. Uno stile di vita sano e farmaci efficaci possono infatti ridurre l’incidenza delle malattie cardiovascolari provocate dall’aterosclerosi. Al 56.esimo congresso dell’Anmco, l’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, sono stati presentati i dati del progetto Bring-Up’ prevenzione. Negli ultimi anni, gli sforzi delle società medico-scientifiche hanno portato alla pubblicazione di linee guida sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari di origine aterosclerotica. Nei vari testi, vengono indicati i percorsi clinici di maggiore efficacia ed appropriatezza per le attività di prevenzione degli eventi ischemici. Di fatto, il cardiologo dispone ora di forti evidenze scientifiche, che dovrebbero indirizzare la sua azione quotidiana. Eppure i dati che emergono dagli studi di osservazione nel cosiddetto ‘mondo reale’ ci dicono che non è così. In particolare, le informazioni disponibili per il nostro Paese sembrano indicare che le misure di prevenzione, seppure certamente efficaci, vengono prescritte ed applicate significativamente meno di quanto si dovrebbe, soprattutto in chi ha già sofferto di infarto miocardico o ictus. Nel complesso si deve constatare che le raccomandazioni contenute nelle linee guida sono spesso disattese nella pratica clinica. Furio Colivicchi, past presidente Anmco (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) e direttore Cardiologia Clinica e Riabilitativa dell’spedale San Filippo Neri di Roma – ha spiegato: “Per ridurre l’inerzia terapeutica e colmare il divario tra le raccomandazioni delle linee guida e ciò che viene attuato nella pratica clinica, l’Anmco ha ideato e condotto il progetto ‘Bring-up’ Prevenzione. Un’iniziativa ambiziosa finalizzato a migliorare la qualità delle cure in tutta Italia, mettendo sotto controllo tutti i fattori che favoriscono e determinano le recidive di ischemia cardiaca in pazienti con alto rischio. In particolare, volevamo incrementare in maniera significativa il numero dei pazienti in cui i livelli di colesterolo Ldl si riducono in linea con le raccomandazioni delle attuali linee guida. Sappiamo infatti che ridurre il colesterolo Ldl riduce grandemente la probabilità di infarto o ictus”. “Allo studio – continua Colivicchi – hanno partecipato 189 centri, che costituiscono un campione rappresentativo delle strutture cardiologiche italiane. Nell’arco di 3 mesi sono stati inclusi nello studio 4.790 pazienti con una storia di pregresso Infarto miocardico e/o di rivascolarizzazione coronarica. Ad un anno di ‘follow-up’, l’obiettivo principale dello studio, che era quello di aumentare il numero dei pazienti con livelli di colesterolo Ldl bel controllati dalla terapia, secondo le raccomandazioni delle linee guida, è stato pienamente raggiunto. All’inizio dell’iniziativa, infatti, solo il 33% dei pazienti aveva un colesterolo Ldl sotto controllo. La percentuale è salita al 58% dopo sei mesi e al 62% ad un anno. Come riferimento è stato utilizzato l’obiettivo indicato dalle linee guida internazionali (colesterolo Ldl inferiore a 55 mg/dL). Il confronto con altri studi nazionali e internazionali, condotti di recente, è particolarmente soddisfacente. Negli altri studi europei e nord-americani, infatti, meno del 40% dei pazienti hanno raggiunto valori di colesterolo Ldl inferiori a 55 mg/dl.” “Molto interessante – sottolinea Aldo Maggioni, direttore Centro Studi Anmco – è anche l’osservazione che questi risultati siano stati ottenuti con l’utilizzo di farmaci tradizionali, ormai generici e quindi a basso costo, come statine molto frequentemente in associazione ad ezetimibe. Il ruolo dei nuovi farmaci più potenti e costosi è risultato essere limitato a quella percentuale limitata di pazienti con valori di colesterolo particolarmente elevato. Per quanto riguarda il decorso clinico, la mortalità ad un anno dei pazienti ambulatoriali in prevenzione secondaria è risultata essere di circa il 2%, con la necessità di avere un nuovo ricovero ospedaliero nel 6% dei casi.” “Il progetto di ‘Bring-up’ Prevenzione – conclude il Massimo Grimaldi – presidente designato Anmco e direttore Cardiologia dell’Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti (Ba) – ha raggiunto l’obiettivo primario di un aumento clinicamente rilevante della percentuale di pazienti che raggiungono gli obiettivi di Ldl-C, dimostrando che questo obiettivo può essere raggiunto con l’uso di terapie consolidate e a basso costo: nella stragrande maggioranza dei pazienti statine ad alta intensità in combinazione con ezetimibe. I risultati favorevoli osservati a 6 e 12 mesi dovranno essere confermati su periodi di tempo ancora più lunghi, così che questa iniziativa di scienza dell’implementazione, che ha coinvolto un numero estremamente elevato di centri cardiologici ospedalieri nazionali, si dimostri davvero in grado di migliorare le strategie terapeutiche di prevenzione secondaria nei pazienti con un precedente evento aterotrombotico coronarico in un intero Paese”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)