Non può mancare sul tavolo il dolce ligure della tradizione a km0 “fai da te”

Non può mancare sul tavolo il dolce ligure della tradizione a km0 “fai da te”
Spread the love

Metà delle famiglie liguri non ne possono fare a meno

Con l’entrata dell’Italia in zona rossa per le feste, in oltre la metà delle famiglie a livello nazionale (52%), si preparano in casa i dolci tipici del Natale, per sfruttare il maggior tempo da trascorrere tra le mura domestiche e garantirsi comunque a tavola l’atmosfera del Natale con prodotti genuini nel rispetto della tradizione, che in Liguria vuol dire soprattutto pandöçe genovese.

Anche in anno di pandemia le soddisfazioni a tavola non possono mancare, con pranzi e ghiotte cene partendo dalla Vigilia, con il tipico Cenone ligure a base di pesce, mentre al pranzo di Natale la vera e grande protagonista è carne. Ma in entrambi gli eventi non possono mancare i dolci tipici delle feste, dolci le cui ricette sono tramandate da generazioni e che rappresentano un vero e proprio patrimonio culturale della regione.

Ad esempio il Pandolce genovese, apprezzato a livello nazionale, è il dolce ligure delle feste per antonomasia.  Può essere basso o alto a seconda del tempo di lievitazione, ma in entrambi i casi l’impasto è arricchito da pinoli, uvetta e frutta candita.  In passato era molto apprezzato dai marinai liguri per la sua lunga conservazione: se ben preparato, e tenuto in una busta di cellophane dopo l’apertura, può conservare la fragranza anche per due settimane.

Con l’Italia in zona rossa per le feste di fine anno e la chiusura dei ristoranti, si registra un aumento record della spesa degli italiani con gli acquisti alimentari domestici che fanno segnare un aumento record del 7% nel 2020 per un valore di 11,5 miliardi di euro di spesa in più rispetto allo scorso anno, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base delle stime Ismea per l’intero anno.

A livello generale l’aumento della spesa alimentare nelle case non è bastato però a compensare all’interno delle filiere produttive il crollo dei consumi alimentari fuori casa in bar, ristoranti e pizzerie dove la spesa registra nel 2020 un drammatico calo per un valore di 41 miliardi di euro, per effetto delle città svuotate da turisti e lavoratori.

Una drastica riduzione dell’attività che pesa sulla vendita complessiva di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.

 

G. D.