Confesercenti Liguria: «Fuori luogo super green pass per i negozi di moda»

Confesercenti Liguria: «Fuori luogo super green pass per i negozi di moda»
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Dalla moda le prime proteste verso il provvedimento che sta nascendo sull’uso del green pass rafforzato

Ormai i no vax sono sempre più accerchiati, sempre più provvedimenti a favore dell’utilizzo del green pass rafforzato limita i movimenti dei non vaccinati: l’obbligo del certificato verde sarà escluso per quegli esercizi di esigenze primarie quali farmacie, alimentari e pochi altri in discussione in questi giorni per un prossimo decreto; prime proteste dalla Confesercenti Liguria.

«L’estensione del super green pass ai negozi di abbigliamento e calzature ci trova fortemente contrari: ancora una volta chi ci governa, senza ascoltare le associazioni di categoria, scarica sui commercianti la responsabilità dei controlli, finendo così nuovamente per vessare una categoria già provata da anni di crisi, a prescindere dal Covid-19».

Non le manda a dire Francesca Recine, presidente di Fismo Confesercenti Liguria, nel commentare l’intenzione della Conferenza delle Regioni di ampliare ulteriormente il novero delle attività per la cui frequentazione è richiesto il completamento del ciclo vaccinale, anziché il solo tampone negativo nelle ultime quarantotto ore.

«La troviamo un’idea completamente fuori luogo, l’ennesimo gravoso impegno che si richiede agli esercenti che, nel caso di negozi di medio-grande metratura, saranno addirittura costretti a destinare un dipendente esclusivamente al controllo di tutti coloro che entrano nel negozio, fosse anche solo per dare un’occhiata alla merce esposta e senza avere nemmeno l’intenzione di provarla.

In questo modo – aggiunge Recine – si ottiene solo di scoraggiare la gente dal fare shopping e si fa l’ennesimo assist all’e-commerce, senza prevedere nessuna forma di ristoro per gli esercenti e, peraltro, senza ottenere nessun evidente beneficio nel contenimento del virus, dal momento che l’accesso ai negozi avviene già in completa sicurezza grazie all’uso delle mascherine, all’igienizzazione delle mani, al distanziamento e al contingentamento delle entrate in base alle dimensioni del locale: tutte misure alle quali ci siamo attenuti scrupolosamente fin dalla loro introduzione, e che giudichiamo sufficienti a garantire un giusto compromesso tra le esigenze sanitarie ed il nostro bisogno di lavorare».

«Non è possibile – conclude la presidente Fismo – che lo stato chieda a noi di sostituirci alle autorità preposte: come ci si può chiedere di allontanare delle persone dal nostro negozio, magari clienti storici, in assenza di qualsiasi obbligo vaccinale? Ci auguriamo possa esserci un serio ripensamento, per non aggiungere danno al danno alle attività economiche senza benefici significativi nella lotta al Covid-19».

 

G. D.