Ancora un sequestro di beni artistici e archeologici da parte dei Carabinieri

Ancora un sequestro di beni artistici e archeologici da parte dei Carabinieri
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Confiscata dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, una prestigiosa collezione di monete antiche, reperti archeologici e due affreschi dei secoli XVI e XVII

Si trovava presso un privato vercellese la collezione del valore di oltre 80.000 euro confiscata e restituita allo Stato al termine di un procedimento penale da parte dei Carabinieri del Tpc.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Vercelli, erano scattate dopo numerose segnalazioni pervenute ai Carabinieri dall’ambiente culturale locale.

Le fonti riferivano sulla presenza di una considerevole raccolta di beni archeologici e numismatici non corredati da una idonea documentazione di provenienza.

Le successive ispezioni condotte dai militari e dai funzionari della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli, hanno accertato la mancanza di titoli di possesso della collezione accumulata negli anni da un appassionato cultore, recentemente scomparso.

Nella collezione sono state rinvenute oltre 600 monete antiche in bronzo, lega di rame e argento di ambito siceliota, siculo-punico, celtico, romano e bizantino.

Tra queste alcuni gruppi numismatici di particolare importanza in alcuni casi ancora con le tipiche incrostazioni dei reperti provenienti dal sottosuolo:

  • dodici bronzi emessi dai Cartaginesi in Sicilia (IV-III secolo a.C.),
  • sette dracme in argento di ambito celtico-padano (di cui cinque del tipo attribuito ipoteticamente alla tribù dei Libui di Vercelli (IV-III secolo a.C.),
  • uno statere in oro del tipo “Regenbogenschüsselche” dei Vindelici di Baviera (II secolo a.C.), noto da numerosi rinvenimenti nel vercellese,
  • 79 antoniniani degli imperatori militari del III secolo d.C.

Sono stati confiscate anche 22 ceramiche provenienti da contesti funerari di epoca compresa tra VIII e IV secolo a.C., originari da diverse aree della penisola italica, ma prevalentemente dall’area centro-meridionale.

E ancora, due anfore da trasporto, una lucerna romana e una scodella in ceramica graffita medievale, unico manufatto di probabile provenienza locale. Tra questi sono un’urna biconica villanoviana con scodella-coperchio (IX-VIII secolo a.C.) e alcuni vasi etruschi in bucchero (un kantharos e tre calici del VII secolo a.C.).

Facevano inoltre parte della collezione due affreschi raffiguranti la “Madonna del latte” e il “Ritorno del figliol prodigo”, scena religiosa tratta dalla parabola del Vangelo di Luca.

Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio vieta e sanziona penalmente chiunque proceda al distacco di elementi decorativi, anche se non vi sia stata la dichiarazione di interesse culturale

Purtroppo la rimozione acritica degli affreschi, privi di documentazione attestante la loro provenienza, la loro storia e la loro attribuzione, non consente di accertarne l’origine.

I due manufatti tuttavia, sono stati giudicati riconducibili – per affinità stilistiche e figurative – all’area culturale di confine tra il Piemonte e la Lombardia e quasi sicuramente sono provenienti da edifici sacri.

Il più antico dei due dipinti murali è quello legato all’antichissima iconografia della Madonna del Latte, molto diffusa fino alla metà del XVI secolo e caduta in disuso con il Concilio di Trento ma la presenza di ampie ridipinture ne pregiudicano una corretta lettura.

Il medaglione raffigurante “Il ritorno del figliol prodigo” databile al XVII secolo, è invece caratterizzato dalla presenza di un’elaborata quadratura barocca con elementi architettonici e vegetali e purtroppo l’opera appare lacunosa in più punti presumibilmente a causa di un’incauta procedura di asportazione dal supporto murario.

In campo nazionale, il Comando Carabinieri Tpl ha denunciato 1034 persone all’Autorità Giudiziaria, recuperando oltre 500mila beni tra antiquariali, archivistici, librari, archeologici e paleontologici nonché opere false.

In campo regionale i dati relativi all’ attività operativa del Nucleo Carabinieri Tpc di Torino, consentono di rilevare nel Piemonte e della Valle d’Aosta un lieve incremento del fenomeno dei furti di opere d’arte (+16%): i luoghi più colpiti risultano essere gli edifici di culto.

Il Nucleo di Torino nel 2020 ha recuperato 3400 beni culturali. L’attività repressiva ha determinato il deferimento all’Autorità Giudiziaria di 53 persone e di 2 persone arrestate in flagranza di reato.

La stima economica dei beni culturali e d’arte sequestrati nel 2020 è di oltre 2.800.000 euro, di cui 413.000 per opere giudicate false.

 

G. D.