Il coronavirus non c’entra con i rinvii nel calcio. Il problema è la Juventus

Il coronavirus non c’entra con i rinvii nel calcio. Il problema è la Juventus
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Dopo calciopoli, dove i torinesi hanno pagato caro, questi otto anni di vittorie hanno spappolato certi fegati

Leggo ovunque che l’influenza da coronavirus ha costretto il mondo del calcio a rinvii di partite, a incontri a porte chiuse, insomma a grossi problemi per finire in tempo questo campionato e permettere alla nazionale (e gli stadi interessati) di preparare per tempo i campionati europei.

Secondo me, invece, questa malattia ha messo in luce, sempre ce ne fosse bisogno, due grossi problemi del calcio: la sua gestione globale e la squadra della Juventus.

La gestione del calcio rispecchia spesso le stanze della politica: mai l’uomo giusto al posto giusto, mai una decisione ferma e puntuale, mai una responsabilità di qualcuno.

E pongo solo una questione. Nell’anno del campionato europeo, perché non iniziare la serie A ai primi di agosto e non sospendere il campionato nelle vacanze natalizie? Ciò avrebbe permesso più date di recupero per partite eventualmente rinviate, così come l’affidare al commissario tecnico Roberto Mancini una rosa di giocatori da preparare al meglio per l’europeo.

La Juventus? Beh, qui il problema è più vasto e articolato.

La Juventus nonostante almeno sei anni di inferno dopo calciopoli (indagine, processo e condanna in un mese, ma allora la giustizia italiana non ha bisogno di anni o decenni!), dalla serie B ai settimi posti, con giocatori semi regalati, scudetti persi e cartonati a terzi, è riuscita a costruirsi uno stadio, rinnovare la dirigenza, acquistare grandi giocatori, arrivare due volte in finale Champion League e, malauguratamente (!), dominare per otto anni in Italia, vincendo altrettanti scudetti e svariate coppe Italia e Supercoppa.

E qui arriviamo al punto. Per chi non è tifoso bianconero la Juve “rubba”, “paga gli arbitri”, insomma “condiziona il calcio nazionale”. Ed è stupefacente come dichiarazioni pubbliche di De Laurentiis, Commisso, e oggi Zhang, restino impunite; così come è stupefacente che pseudo valenti giornalisti possano dire tutto e il contrario di tutto, se l’esempio è questo non lamentiamoci poi delle fake news.

Come dare torto ad Agnelli se vuole giocare la partita con l’Inter davanti al proprio pubblico, che oltre al tifo gli dà cinque milioni? L’Inter all’andata lo ha fatto, e quest’ultima in caso contrario cosa avrebbe voluto?

Così come è vero che di fronte ad una calamità come il coronavirus, dove si dovrebbe usare prima di tutto il buon senso, si debbano anche prendere decisioni non gradite a tutti. Ma non per questo occorre sempre interpretare tutto in chiave vittimistica o partigiana o complottistica, addirittura da leggere che siamo di fronte ad una nuova Calciopoli.

E qui arriviamo al punto dei punti. Se la Juventus “rubba”, “paga gli arbitri”, “condiziona il calcio nazionale”, ci sono due persone che dovrebbero saperlo con certezza, visto che in questi otto anni di vittorie sono stati uno l’allenatore vincente per tre anni, e l’altro il direttore generale vincentissimo per otto anni: Antonio Conte e Giuseppe Marotta, peraltro entrambi ora professionalmente alle dipendenze dell’Inter.

S-fegatati chiedete a loro due e potremo definitivamente sbarazzarci di questa Signora indiscreta!

 

G. D.

P.s.: visto che un noto giornalista continua a pubblicare la foto di Juliano (Juventus)/Ronaldo (Inter) presunto rigore del 26 aprile 1998, per par condicio pubblico questa del 11 gennaio 2020 di un Lautaro (Inter) particolarmente affettuoso con Toloi cui il rigore (sicuro) non è stato fischiato!