Conclave, lo scandalo degli abusi sessuali: un dilemma per la Chiesa

(Adnkronos) – Lo scandalo degli abusi sessuali all’interno della Chiesa cattolica si impone come una delle questioni più urgenti e divisive anche al Conclave. Dopo decenni di scandali e inchieste globali, il Vaticano si trova a un punto di svolta. I cardinali elettori sono chiamati a scegliere con il Conclave in avvio domani 7 maggio chi guiderà la Chiesa verso il futuro, ma le loro posizioni sulla gestione del fenomeno degli abusi potrebbero influenzare non solo l’indirizzo spirituale della Chiesa, ma anche la sua credibilità e capacità di recupero.
Papa Francesco, sin dall’inizio del suo pontificato, ha posto il tema degli abusi sessuali al centro della sua agenda, creando una serie di riforme per affrontare il problema e dare giustizia alle vittime. Ha istituito la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, ha adottato misure per l’abolizione della protezione per i vescovi compiacenti e ha cercato di dare visibilità alle vittime attraverso diversi incontri pubblici. Sebbene molti riconoscano i progressi, il cammino della Chiesa è stato ostacolato dalle resistenze interne e dai limiti strutturali, lasciando una ferita profonda che ancora necessita di una cura completa. Il cardinale filippino Luis Antonio Tagle e uno dei cardinali più influenti nel panorama vaticano, ha mostrato un forte impegno per una riforma radicale della Chiesa. Tagle ha supportato le iniziative di Papa Francesco, ma ha anche sottolineato che la Chiesa deve fare molto di più, in particolare per garantire che le vittime siano ascoltate e che i colpevoli siano perseguiti senza eccezioni. Tagle è convinto che la Chiesa debba affrontare con fermezza il problema degli abusi, anche a costo di mettere in discussione i propri equilibri interni. La sua posizione va in direzione di una Chiesa più trasparente, con un sistema giudiziario interno che non tolleri più i coperture. Anche il cardinale statunitense Sean Patrick O’Malley, 80 anni, arcivescovo emerito di Boston ed ex presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, è un fermo sostenitore della riforma e della necessità di agire decisamente contro gli abusi. O’Malley, che proviene da una delle diocesi più colpite dallo scandalo degli abusi, ha avuto un ruolo di primo piano nella creazione di politiche di prevenzione. O’Malley è uno dei cardinali che ha più apertamente chiesto una “purificazione” della Chiesa attraverso un cambiamento strutturale e un impegno costante per prevenire nuovi abusi. Il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, ha anche lui supportato le riforme di Francesco, sottolineando l’importanza di una cultura della responsabilità all’interno della Chiesa. Hollerich ha parlato apertamente della necessità di un cambiamento radicale nelle strutture di governo ecclesiastiche, a cominciare da una maggiore trasparenza nelle indagini sugli abusi e dalla fine della protezione istituzionale di chi compie crimini contro i minori. D’altra parte, alcuni cardinali esprimono preoccupazioni circa l’approccio troppo severo e la percezione di un’ingerenza esterna nelle questioni interne della Chiesa. Il cardinale tedesco Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha criticato alcune delle misure adottate da Papa Francesco, ritenendo che la Chiesa dovrebbe avere la piena libertà di gestire le sue questioni interne, inclusi gli abusi, senza l’interferenza di forze esterne. Secondo Müller, è necessario che la Chiesa mantenga il controllo sulla gestione delle sue strutture e sui processi giudiziari, senza compromettere la sua autonomia. Allo stesso modo, il cardinale statunitense Raymond Burke, uno dei principali esponenti del movimento conservatore, ha messo in guardia contro la spinta verso una riforma che, a suo avviso, potrebbe indebolire l’autorità morale della Chiesa. Burke è preoccupato che l’implementazione di politiche troppo aggressive e di una “trasparenza forzata” possa mettere in pericolo la credibilità della Chiesa stessa e rischiare di minare la sua unità interna. Il futuro della Chiesa, e in particolare della sua capacità di affrontare la crisi degli abusi, dipenderà dalla direzione che prenderà il prossimo Papa. Le posizioni dei cardinali elettori, divisi tra coloro che chiedono un rinnovamento profondo e coloro che temono le conseguenze di una riforma troppo rapida, suggeriscono che la Chiesa si trova di fronte a una decisione fondamentale. Se, da un lato, alcuni vedono nel prossimo Papa una figura capace di proseguire nel solco tracciato da Francesco, spingendo verso un cambio radicale, dall’altro lato esistono preoccupazioni per una potenziale destabilizzazione della Chiesa se i temi degli abusi non vengono trattati con cautela. Il nuovo Papa si troverà quindi ad affrontare non solo la gestione del passato, ma anche a decidere come costruire una Chiesa che sia veramente una “Casa di guarigione” per le vittime, e che possa, al contempo, ripristinare la fiducia dei fedeli in tutto il mondo. (di Paolo Martini) —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)