Follini: “Ue sia autonoma da Trump e Putin”

Follini: “Ue sia autonoma da Trump e Putin”
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(Adnkronos) – “Lungo la frontiera che unisce i destini politici di casa nostra e la grande disputa che scuote il mondo si intrecciano due ingenuità. Dalla parte del governo l’illusione di potersi barcamenare tra l’Europa e gli Stati Uniti versione Trump, quasi che fossero due facce della stessa medaglia e si potesse dar retta agli uni e agli altri al modo di prima. Dalla parte delle opposizioni la speranza che l’evocazione della piazza pacifista, convocata a oltranza, possa riempire il vuoto strategico e aprire le porte a un successo elettorale che l’indomani nessuno di loro saprebbe bene come gestire. Meloni pretende di tenere tutto insieme con un’accorta geopolitica d’altri tempi, come se alla Casa Bianca ci fossero ancora Roosevelt o Kennedy. Il campo largo confida a sua volta di riempire il vuoto della sua strategia con il pieno delle bandiere sventolate qua e là, come se le parole d’ordine di alcuni cortei non rischiassero talvolta di essere l’avvisaglia di un cambio delle nostre storiche alleanze strategiche.  

E’ piuttosto ovvio che, avendo a che fare con leader politici smagati e tutt’altro che ingenui, in un caso e nell’altro si tratta di due astuzie. Di corto respiro, però. Tutte e due. E’ piuttosto evidente infatti che per il mondo trumpiano l’Unione europea non esiste. E che dunque l’unico modo per dare consistenza a questa prospettiva consiste nel prendere qualche distanza dai sortilegi del Maga e dalle intemperanze del suo capintesta. Ed è altrettanto evidente che un sentimento pur nobile rivolto al disarmo, se non addirittura al disimpegno, non dà luogo di per sé a una geopolitica che ci faccia contare qualcosa (e stare al sicuro) oltre i confini di casa. Tutte cose che Meloni, Schlein e gli altri sanno fin troppo bene. Salvo annegarle in un oceano di pronunciamenti rituali che vorrebbero rassicurare un paese inquieto e preoccupato dei suoi destini in mezzo a tutta questa turbolenza.  

Il fatto è che il livello di complicazione, e soprattutto di pericolosità, che il mondo ha raggiunto richiederebbe ora alla politica italiana di non crogiolarsi troppo nelle parole d’ordine che volta per volta si evocano per mettere in fuga i propri fantasmi. All’opposto, occorrerebbe prendere atto di quel che è cambiato. E considerare con la dovuta attenzione le due principali novità di questi ultimi tempi. La prima è che per l’appunto l’America non è più quella del nostro lungo (e felice) dopoguerra. Al contrario, è un mondo che si chiude sempre più in se stesso e che guarda oltre l’oceano con un misto di sospetto, indifferenza e volontà punitiva. Immaginare che sia la Casa Bianca a proteggerci diventa a questo punto una speranza ogni giorno più flebile. Dunque, dobbiamo fare i conti con una geopolitica inedita, che impone finalmente all’Europa di uscire dalla sua troppo prudente minorità. E la seconda novità è che il pacifismo resta sempre un sentimento nobile, ma perde un bel tratto di questa sua nobiltà quando nasconde dietro le sue parole d’ordine la tentazione di scegliersi un nuovo lord protettore fuori dai confini di quella che un tempo si chiamava la liberaldemocrazia. In altre parole c’è un nesso fortissimo tra pace, democrazia e diritti. Quel nesso non dovrebbe mai essere trascurato. Tantomeno da noi.  

Paradossalmente è proprio quella sorta di complicità che si coglie tra Trump e Putin -una complicità tutt’altro che benevola verso di noi- a indicarci la direzione giusta, ancorché irta di difficoltà. E cioè quella della più stretta convergenza con quei paesi che praticano la democrazia e i diritti alla nostra stessa maniera. Una Unione europea che non dipenda dagli umori del presidente americano e che non si faccia intimidire dal presidente russo resta a tutt’oggi l’unica prospettiva che la buona politica può dare al nostro paese. Quella prospettiva ha bisogno però di essere perseguita con tenacia, affrontando la controversia, mettendo in conto i rischi, risalendo la china della diffidenza, spiegando bene le cose, girando alla larga dagli infingimenti. E aggiungo, curandosi della sorte dell’Ucraina, destinata a diventare o la prova generale di una tenaglia che si stringe intorno a noi o l’esempio di una sofferta tenuta dei nostri valori più profondi. Metà della maggioranza e metà dell’opposizione ne sono ben consapevoli. Sarebbe il caso che almeno su questo unissero le forze e si liberassero delle loro stesse astuzie”. (di Marco Follini) 

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