Camilla 18 anni è morta. La lotta al virus ha bisogno di una sola voce

Camilla 18 anni è morta. La lotta al virus ha bisogno di una sola voce
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La famiglia della giovane ha donato gli organi, un bel gesto, ma l’Italia è in forte debito verso di lei

Camilla se ne è andata a 18 anni quando la vita è appena all’inizio. Si è fermata per la sua gran voglia di libertà che solo il vaccino le poteva dare.

Perché tutta questa fretta nel convincere una ragazza di 18 anni a vaccinarsi senza certezze?

Prima tante fasce, questo vaccino per questi, quest’altro per quelli; poi il libero tutto, improvvisamente tutti i vaccini vanno bene a qualunque età.

No, non tutti sono d’accordo sull’uso di questo o quest’altro, ma tutti parlano e Camilla 18 anni ha avuto fiducia. Dopo sedici mesi di stop ha deciso di scacciare il mostro: peccato che abbiano sbagliato il vaccino giusto per lei.

Vero, ogni vaccino, ogni medicina (leggerne i bugiardini mette l’ansia), ha un rischio di zero virgola tanti zero uno, ma questo vaccino non lo si può altalenare tra una fascia d’età e l’altra.

Tutto questo per l’ansia di dover chiudere la pratica virus in fretta. C’è l’estate, le vacanze, le riaperture. Perché tutto di corsa? Specie quando sono ancora tante le domande: una dose due tre? quanto dura il vaccino? E quale il giusto vaccino?

E poi basta parlare, tutti infettivologi, tutti a pontificare ovunque e quantunque, poi raro trovarne due d’accordo.

E il cittadino ignaro che fa, legge e ascolta, già ma chi?

Ogni Regione applica i suoi regolamenti, ogni Regione ha la sua sanità e le sue responsabilità, ma questa pandemia qualcuno l’ha definita “guerra”. E se la guerra la si vuol vincere si sta uniti, compatti, decisi. Il contrario di ciò che è fin dall’inizio.

La lotta al virus deve avere una sola strategia, e una sola voce. Specie perché salute e economia mal si sposano in una situazione come questa.

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti commenta il decesso della povera 18enne, ma lo fa da “distante”: <<Oggi è una giornata triste per la Liguria. Piangiamo la giovane Camilla e abbracciamo i suoi genitori che, con sensibilità non scontata, hanno deciso di aiutare altre persone in difficoltà donando i suoi organi.

Spero davvero che nessuno voglia usare questo momento terribilmente drammatico per sciacallare su emozioni, dolore e paura>>.

Speriamo di no. Però poi aggiunge <<È il momento della responsabilità: ai medici e agli scienziati spetta stabilire l’eventuale nesso tra il vaccino, altri farmaci assunti e tutte le circostanze che hanno portato a questo terribile evento.

Ora da Roma si esprimano senza ambiguità: ritengono che aumentare le vaccinazioni, e dunque usare anche AstraZeneca di cui abbiamo milioni di dosi, sia necessario per salvare vite umane? E allora si assumano la responsabilità di dirlo chiaramente, senza mettere sotto accusa chi segue le indicazioni in tal senso.

Oppure, si ritiene di fare a meno di AstraZeneca, pur rallentando le vaccinazioni, perché è considerato troppo rischioso? Lo devono dire gli scienziati a Roma, una volta per sempre. Responsabilità e chiarezza. Per fare in modo almeno – conclude Toti – che questa drammatica morte non sia stata vana>>.

Già, ma da dove arrivano le pressioni, la frenesia, l’insistenza di aprire ad ogni costo? Anche anticipare di una settimana sembra questione di vita o morte. Già… di morte!

Ricordo che lunedì scorso è stato celebrato un Restart Liguria per il ritorno in zona bianca. Luci sui palazzi, feste in piazza, tanti e tanti assembramenti, come se il virus fosse sconfitto!

Temo che “Roma e le sue ambiguità” siano ovunque.

 

G. D.

Liguria, festeggiare la zona bianca con Restart non è da ligure