Rivolta Marassi appello alla collega sindaco Salis del sindacato Sappe

Rivolta Marassi appello alla collega sindaco Salis del sindacato Sappe
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“Spostare il carcere dalla Valbisagno non è la soluzione dei problemi carcerari. sì alla riapertura del Prap a Genova”

Carcere Marassi – Dopo la rivolta dei detenuti del carcere di Marassi, avvenuta il 4 giugno, si è acceso il dibattito sullo spostamento del presidio che si trova in un quartiere popolato e tra le case.

“Sostenere che lo spostamento del carcere di Marassi possa essere la panacea di tutti i mali penitenziari, vuol dire avere una conoscenza dei problemi delle carceri assai superficiale ed errata – afferma Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe) -. È sulle dinamiche interne che si deve intervenire, incrementano il personale di Polizia Penitenziaria e modificando i circuiti penitenziari ed i detenuti che ad essi appartengono”.

Il sindacalista fa appello anche al neosindaco di Genova, Silvia Salis: “Lei è una nostra collega, è una poliziotta penitenziaria. Confidiamo nella sua sensibilità istituzionale”.

“Il primo pensiero lo vorrei rivolgere ai colleghi che ieri sono rimasti feriti, uno in maniera particolarmente grave: nella concitazione dei fatti, i Baschi Azzurri hanno gestito la sicurezza pagando con danni fisici ed a loro va la nostra solidarietà e ringraziamento – evidenzia -.

Dico poi che il carcere è a Marassi dalla fine dell’Ottocento: attorno alla struttura c’era poco o nulla. Poi, con il tempo e l’edificazione selvaggia, è nato e si è sviluppato tutto un quartiere attorno ad essa, talvolta anche senza tenere conto delle esigenze di sicurezza. Penso, ad esempio, al centro commerciale attiguo alla Casa circondariale che, come lo stadio, ha mura più alte di quelle del carcere e da lì spesso vengono lanciati pacchetti con droga, telefonini ed armi all’interno del penitenziario.

Ma spostare il carcere in altra zona della città, lontano dagli occhi delle persone, relegandolo magari in periferia estrema o sui monti così da non disturbare la vista e le coscienze di chi non ha voluto o saputo affrontare con compiutezza i problemi del carcere, è una scelta a nostro avviso senza senso, Come giustificare i milioni e milioni di euro spesi nelle varie ricostruzioni? E poi, per realizzare un nuovo carcere, ci vogliono anni ed anni”.

“Genova e la Liguria penitenziaria tutta – prosegue il leader nazionale del Sappe – hanno, per prima cosa, la necessità di vedere potenziati gli organici dei Reparti di Polizia Penitenziaria. E questo può avvenire, da subito, mettendo le sedi penitenziari liguri tra quelle di assegnazione dei prossimi corsi da Agente, Sovrintendenti, Ispettori e Funzionari del Corpo. Ma serve anche diversificare la tipologia dei detenuti che sono ristretti in carcere, a Marassi ed in tutta la Liguria.

Oggi, ad esempio, nel carcere della Valbisagno abbiamo di tutto e di più: condannati, pur essendo il carcere una Casa circondariale, imputati, ricorrenti, detenuti in attesa di giudizio. Ricordo che il Sappe da decenni chiede riforme concrete come l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia e circa il 70% dei ristretti a Marassi, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene; sollecitiamo inoltre la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario, e la previsione che i tossicodipendenti vadano mandati in Comunità a scontare la pena”.

Per il Sappe è importante anche prevedere la riapertura a Genova del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria: “Quello di Genova era uno delle eccellenze del territorio nazionale ma venne chiuso per incompressibili ragioni politiche (come anche il carcere di Savona). Dal 2017, dunque, la Liguria dipende dal Piemonte e, come abbiamo denunciato in più occasioni, l’ufficio regionale di Torino si sbarazza dei detenuti più pericolosi e problematici mandandoli nella nostra regione. Non a caso, buona parte dei gravi eventi critici violenti che accadono vedono protagonisti proprio detenuti assegnati da Torino.

Insomma, la Liguria e le sue carceri sono diventate la discarica sociale del Piemonte. E questo è inaccettabile!”.

Sulla riapertura del Prap a Genova sembrano esserci buone prospettive, così come l’appello al sindaco Salis, che da atleta militava nel gruppo sportivo della Polizia penitenziaria.

“Abbiamo saputo, informalmente, che il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi incontra oggi il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari proprio per chiedere la riapertura del Provveditorato penitenziario a Genova. Martedì, in consiglio regionale, dovrebbe avvenire la discussione e votazione di un ordine del giorno sulla materia, presentato dal consigliere regionale Angelo Vaccarezza e sostenuto dal Gruppo di Forza Italia. Al Senato della Repubblica, poi, è stata presentata una interrogazione parlamentare da parte del presidente Maurizio Gasparri mentre alla Camera l’argomento dovrebbe essere oggetto di uno dei prossimi dei question time del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sollecitato dal parlamentare ligure Roberto Bagnasco”.

“Ecco – conclude Capece -, sarebbe una bella dimostrazione di vicinanza e solidarietà se la politica non si dividesse e percorresse insieme questo percorso di riorganizzazione dell’Amministrazione penitenziaria, fondamentale, come gli incrementi degli organici di Polizia Penitenziaria e la differenziazione delle posizioni giuridiche dei detenuti presenti nelle carceri liguri, per mettere in condizioni di operare al meglio al loro interno poliziotti, direttori, comandanti, educatori e tutte le altre figure professionali che quotidiano vi lavorano con grande professionalità e grandi sacrifici. Per questo confidiamo anche nella neosindaca di Genova, Silvia Salis, poliziotta penitenziaria in aspettativa politica: lei è “dei nostri” e quindi sa di cosa parliamo…”.

 

G. D.

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