Cannabis, la Liguria vuole partecipare al giro da 40milioni
Importante uscire dalla giungla di norme, aprire nuove possibilità anche alle imprese agricole, serve uniformità di applicazione della legge a livello nazionale
Uscire dalla giungla di norme e controlli e dare un’uniformità di applicazione della legge a livello nazionale, al di fuori di singole interpretazioni che ci sono a livello locale, per aprire nuove opportunità alle aziende agricole che hanno investito nella coltivazione della cannabis, con i terreni dedicati a questo prodotto che nel giro di cinque anni, a livello italiano, sono aumentati di dieci volte superando i 4000 ettari.
Il settore della Cannabis Sativa, in Liguria, ha preso piede soprattutto nelle zone a più alta vocazione floricola, le quali stanno esplorando le grandissime potenzialità di tale coltura, coltivata nel pieno rispetto delle regole.
E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al primo tavolo di filiera della canapa che ha coinvolto i ministeri di Politiche agricole, Interno, Giustizia, Sviluppo Economico e poi Agenzia delle Dogane, Arma dei Carabinieri, Crea, Ismea, Agea e tutti gli attori del comparto.
Fino agli anni ‘40 la canapa era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese, con quasi 100mila ettari, era il secondo maggior produttore al mondo dietro soltanto all’Unione Sovietica, ma poi è arrivato il declino per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche per la campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un’ombra su questa pianta.
Nel settore deve valere il concetto di legalità e origine del prodotto: solo così si possono tutelare produttori e consumatori
“La canapa Made in Italy – affermano il presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il delegato confederale Bruno Rivarossa – sta vivendo oggi una seconda giovinezza con un vero e proprio boom su più fronti, anche nella nostra regione, dove le imprese, nonostante il clima di incertezza che aleggiava, hanno comunque continuato ad investire su una pianta che molto bene si è adattata al nostro territorio, permettendo di avere rese significative.
La cannabis coltivata in Liguria è un prodotto che punta sulla qualità delle infiorescenze, dalle quelli si producono principalmente estratti, oli aromatici, prodotti cosmetici, alimentari, che sfruttano tutte le caratteristiche positive contenute nei cannabinoidi, componenti nobili della pianta, che, al contrario del thc, possiedono proprietà che possono rispondere a diversi utilizzi.
Riteniamo – proseguono – che fare chiarezza sulle normative da seguire e trovare sempre nuovi sbocchi commerciali a questo prodotto, possa contribuire in Liguria al radicamento di una nuova opportunità di sviluppo, facilitando anche quella modernizzazione che si richiede al comparto, riducendone notevolmente la dipendenza dall’estero.
A livello nazionale si stima un giro d’affari potenziale di oltre 40 milioni di euro con un rilevante impatto occupazionale per effetto del coinvolgimento di centinaia di aziende agricole. Ricordiamo – concludono da Coldiretti – che, come per tutti i settori produttivi del mondo agroalimentare italiano, anche per il settore della canapa, deve valere sempre e comunque il concetto di legalità e origine del prodotto: solo con questi principi si possono tutelare i produttori e i consumatori”.
G. D.