Furti tra la Valbormida e il Piemonte, quattro indagati

Furti tra la Valbormida e il Piemonte, quattro indagati
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Indagine partita nel 2024 su una banda di quattro persone che ha accumulato 160 mila euro di bottino

Valbormida furti – Sono quattro le persone denunciate in stato di libertà dopo una lunga e articolata indagine condotta dai Carabinieri della Stazione di Carcare, con il supporto dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Cairo Montenotte e dei militari delle Stazioni di Millesimo, Cengio e Altare.

L’inchiesta sui furti in Valbormida, partita a fine 2024, ha permesso di ricostruire l’organizzazione e le dinamiche di una serie di furti in abitazione avvenuti tra la Liguria e il Piemonte.

Negli indagati vi sono tre uomini e una donna, tutti residenti in provincia di Cuneo, che avrebbero agito in concorso tra loro, con ruoli distribuiti e pianificati: c’era chi forniva i mezzi, chi curava i sopralluoghi, chi si occupava materialmente dell’effrazione e dell’asportazione dei beni.

Nove i colpi compiuti tra furti consumati e tentati, avvenuti nei comuni della Valbormida Carcare, Cosseria, Roccavignale, Cairo Montenotte, Altare e Neive (CN), in prevalenza durante le ore diurne, approfittando dell’assenza dei proprietari.

Il sistema operativo era sempre lo stesso: dopo puntuali sopralluoghi, la banda accedeva alle abitazioni tramite l’effrazione di porte o finestre e si dedicava a incursioni rapide e mirate alla ricerca di oro, contanti, orologi, profumi e oggetti di valore facilmente trasportabili.

<<In alcuni casi – spiegano dal Comando – i ladri hanno anche tentato di forzare casseforti con l’uso di attrezzi da scasso, ma senza successo. In una abitazione del Cuneese sono stati asportati gioielli per un valore di 140.000 euro, mentre in un’altra, a Carcare, il bottino è stato quantificato in 5.000 euro in preziosi. Il danno economico complessivo, accertato per i soli nove episodi documentati, supera i 160.000 euro>>.

Una struttura ben organizzata, a partire dal ruolo dell’unica donna, peraltro già in regime di semilibertà per un’altra causa, che era anche l’intestataria dell’autovettura e del motociclo utilizzati per i furti, dotati di targhe clonate per eludere i controlli, messi a disposizione di chi si occupava materialmente delle incursioni.

Durante una perquisizione al marito sono stati trovati oggetti importanti per le indagini: un giubbotto smanicato descritto da una delle vittime e una parrucca utilizzata per depistare le indagini, nel caso in cui le telecamere avessero ripreso gli occupanti dei veicoli.

Inoltre, in due distinte perquisizioni nelle case degli indagati, sono stati trovati tre orologi, numerosi gioielli e ulteriori beni per un valore complessivo stimato di 10.000 euro, tutti sequestrati in quanto provento di ulteriori furti.

<<Purtroppo – proseguono i militari -, nulla di quanto sottratto nei nove episodi documentati in Val Bormida è stato ritrovato, poiché verosimilmente è già stato ricettato e difficilmente potrà essere recuperato>>.

Nel complesso, il quadro indiziario delineato dai carabinieri, compresi tabulati telefonici, riprese dei sistemi di videosorveglianza pubblica e privata, audizione di testimoni, perquisizioni domiciliari delegate dalla Procura della Repubblica di Savona e riconoscimenti da parte delle vittime, hanno permesso di indagare i quattro individuati per i vari furti, sodalizio che operava in maniera sistematica e coordinata.

Sono stati pertanto denunciati per i reati di furto in abitazione aggravato, in concorso e in forma continuata, reato per cui la pena prevista, in base alle aggravanti e alla pluralità degli episodi, può eccedere i dieci anni di reclusione. In particolare, per i soggetti già gravati da precedenti penali, le sanzioni potrebbero risultare particolarmente severe in sede di giudizio.

<<L’operazione, conclusa nei giorni scorsi con l’ultima denuncia in stato di libertà, segna la fine di un’indagine meticolosa e articolata. Parte della refurtiva sequestrata è attualmente oggetto di ulteriori verifiche per l’individuazione dei legittimi proprietari – concludono -.

Il procedimento è comunque nella fase preliminare, tutti i provvedimenti finora adottati non implicano la responsabilità degli indagati, non essendo stata assunta alcuna decisione definitiva da parte dall’Autorità Giudiziaria>>.

 

G. D.

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