Partita del cuore, Nazionale Cantanti nella bufera: “Sei donna, non puoi stare qui”

Partita del cuore, Nazionale Cantanti nella bufera: “Sei donna, non puoi stare qui”
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Caduta di stile da parte di una istituzione che da 40 anni elargisce beneficenza. Eros Ramazzotti, Ermal Meta e altri cantanti abbandonano la partita

 

 

Ci sono tre mostri sacri che non si possono toccare, tanto sono oltre nel loro dedicarsi agli altri: Padre Pio, Maria Teresa di Calcutta e la Nazionale Cantanti, quest’ultima scende dal podio tra la gogna mediatica per un rifiuto sessista dell’ultima ora a Aurora Leone comica del gruppo napoletano The Jackal.

La giovane, convocata ufficialmente per la partita, è stata allontanata dal tavolo da pranzo in onore del nobile match benefico.

Le parole della Leone le potete ascoltare nel video-denuncia Alanews in alto, e non lasciano nulla al caso. Tanto che la replica del direttore generale della Nazionale Cantanti, Gian Luca Pecchini, citato nel video dalla Leone, si concretizza nelle proprie dimissioni.

<<Io, Gian Luca Pecchini, dirigente della Nic, mi assumo le responsabilità di quello che è accaduto dimettendomi dal mio incarico in attesa di parlare personalmente con Aurora Leone>>.

In seguito, il cantante Enrico Ruggeri, presidente e capitano della Nazionale, tardivamente e comunque senza alcuna scusa, presenta ieri pomeriggio una maglia dedicata ad Aurora Leone dicendo che se qualcuno sa dove è “noi la stiamo aspettando in campo per cercare di porre rimedio a questo incidente”.

Qualcuno dei suoi colleghi la prende male: Eros Ramazzotti, Andro dei Negramaro, Ermal Meta, Briga, Random rinunciano a scendere in campo per solidarietà verso Leone.

La ragazza, ormai lontana, si affida ad Instagram: <<C’ho sempre giocato. In mezzo ai maschi dico. Occhiali sempre a terra e io pure. Spesso a porta ma con dignità anche a centrocampo con stinchi allenati senza -para.

E ci volevo giocare. Pure stasera dico. Perché la causa è giusta e gli stinchi li avevo allenati. E mi dispiace che sono già a casa e lo stadio è a 800 km per una cosa brutta che mi ha messo in difficoltà più di quando mi cadevano gli occhiali.

Ma la giusta causa del treno di andata c’è anche nel treno di ritorno: la donazione. E non mi resta che donare allora. Alla Fondazione piemontese per la ricerca contro il Cancro.

Perché le cose belle restano anche a 800 km dallo stadio. Grazie della solidarietà>>.

Uno sfogo triste che mette in risalto l’unico obiettivo di questa iniziativa: la raccolta fondi.

L’associazione dei consumatori Codacons interviene a gamba tesa: <<Una vicenda ipocrita che dimostra in modo lampante le contraddizioni esistenti in Italia sul fronte di discriminazioni e sessismo.

Ci fa piacere che il mondo dello spettacolo e dello sport si sia giustamente sollevato contro il caso di sessismo a danno di Aurora Leone, ma dobbiamo constatare – conclude Codacons – come quegli artisti che oggi gridano allo scandalo siano gli stessi che accettano i testi omofobi, violenti e discriminatori dei rapper>>.

Pensare che lo slogan riportato sulle mascherine della partita era “stop alla violenza sulle donne”.

 

G. D.