Caccia cinghiali entroterra, squadre unite, lo sciopero continua

Caccia cinghiali entroterra, squadre unite, lo sciopero continua
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Le 24 squadre della zona II chiedono alla Regione modifiche sulla cervellotica gestione

È ormai noto come le squadre cinghialisti della zona di protezione II (Sassello, Urbe, Pontinvrea, Stella, Varazze, Albisola Superiore, Celle Ligure) si stiano rifiutando di cacciare fin dall’apertura del 2 ottobre, e da lì in ogni giornata dedicata alla caccia (mercoledì e domenica).

Lo “sciopero” ha scatenato anche le ire delle associazioni agricoltori che vedono le loro terre sempre più colpite dal passaggio devastante degli ungulati, e contano sugli abbattimenti dei cacciatori. Tanto da ventilare la richiesta al Governo sull’utilizzo dell’esercito per ridurne la presenza, come già avvenuto in altre nazioni europee colpite in passato dalla peste suina africana.

Le ragioni che spingono i cacciatori al clamoroso gesto, sicuramente unico per queste zone, si trovano nella deliberazione della Giunta regionale firmata il 30 settembre dove sono state date le “indicazioni per la gestione dei capi di suini selvatici abbattuti durante azioni di caccia, di controllo o depopolamento in zona di restrizione per la peste suina”.

Si tratta di una serie di norme che nulla vanno incontro all’abbattimento dei cinghiali per il forte sovrannumero che mette a repentaglio la salute dell’essere umano e dei suoi beni (incidenti stradali, calate nelle città, distruzione raccolti agricoli, ecc.).

Tante disposizioni, solita burocrazia, impegni finanziari, perdite di tempo che nulla hanno a che vedere con la cultura della caccia come viene intesa dalle squadre di cacciatori che si ritrovano alla domenica per una ludica giornata nel bosco.

Estrapolo dalla deliberazione alcuni passaggi cui le squadre dovrebbero sottoporsi per poter cacciare:

  • Disporre che l’attività di depopolamento dei suini selvatici, in zona II possa avvenire solo previa consultazione della Asl territorialmente competente da parte di ciascun Atc, al fine di concertare preventivamente numeri di esemplari da abbattere e modalità di stoccaggio, campionamento e smaltimento delle carcasse.
  • Non possono far parte delle squadre di caccia soggetti che detengono suini o lavorano a contatto con gli stessi, quindi macellai, allevatore, ristoratori.
  • Non possono far parte delle squadre soggetti che risiedano in zone diverse da quelle di restrizione I o II Psa, salvo che non ci sia l’impegno in autocertificazione a non prelevare alcuna carcassa o parte di essa, quindi da Savona o fuori provincia.
  • Ogni squadra individuerà almeno 1 o 2 operatori formati, tra quelli che hanno frequentato un corso di 3 ore sulla biosicurezza tenuto da Izsplv e/o dalle Aassll, anche per le operazioni di eviscerazione/macellazione/campionamento da tenersi nelle strutture di raccolta designate. Tutti gli operatori appartenenti alla squadra devono aver ricevuto le informazioni di biosicurezza dai suddetti operatori formati e/o tramite le dispense rilasciate da Izsplv e/o Aassll.
  • All’abbattimento su ogni cinghiale deve essere apposto al tendine di Achille dell’arto posteriore un contrassegno inamovibile con codice identificativo univoco riconosciuto da Regione Liguria.
  • Nel luogo più vicino possibile al punto dell’abbattimento devono essere prese e registrate le coordinate Gps da associare al capo/codice identificativo.
  • I cinghiali abbattuti, una volta apposto il bracciale, devono essere inseriti all’interno di sacchi o vasche resistenti ed impermeabili e vanno trasportati al veicolo più vicino, aiutandosi con attrezzature adeguate a non disperdere eventuali liquidi o materiale infettante.
  • Le carcasse non devono essere ammassate ma poste in contenitori e/o sacchi singolarmente.
  • Il trasporto può essere effettuato su mezzi privati dedicati, con o senza rimorchio. Tali mezzi dovranno essere muniti di teli in Pvc o materiale similare, di adeguata resistenza, lavabile e disinfettabile, atto a non consentire dispersione di liquidi. I veicoli durante il trasporto dei cinghiali abbattuti al luogo identificato per lo stoccaggio/smaltimento non devono lasciare l’area di restrizione I o II.
  • Il personale che svolge le attività di manipolazione e gestione delle carcasse deve essere appositamente formato, tramite idoneo corso di almeno 3 ore effettuato da Izsplv e/o dalle Aassll, usare indumenti e calzature idonei monouso o garantire la pulizia e la disinfezione degli indumenti al termine della giornata secondo le misure di biosicurezza, per il personale che partecipa alle attività di ricerca carcasse, nonché utilizzare esclusivamente disinfettanti con principi attivi nei confronti della Psa.
  • Le operazioni di campionamento all’interno della struttura designata saranno svolte da personale individuato del Servizio veterinario delle Aassll o dagli operatori formati appartenenti alla squadra. Durante l’eviscerazione in caso di sospetto capo infetto verrà allertata immediatamente l’Asl competente. Tutti i campioni dovranno essere conferiti, accompagnati dalle schede di campionamento, presso la sede dell’Atc di competenza, che provvederà nel minor tempo possibile a consegnarli all’Izs per le analisi di trichina e Psa e ad inviarne copia alla Asl territorialmente competente tramite e-mail istituzionale.
  • Una volta trasportata la carcassa nella struttura designata l’animale viene eviscerato (possibilmente nelle tre ore successive all’abbattimento).
  • Vengono prelevati dai veterinari o, in assenza degli stessi, da operatori formati appositamente, appartenenti alla squadra, i campioni (milza intera, o rene o osso lungo e muscolo) che devono essere posti in apposite buste fornite da Izs: per ciascun animale dovrà essere prevista una busta per l’organo destinato all’analisi della Psa (milza intera o rene o osso lungo) ed una separata con il campione di muscolo per la ricerca della Trichinella tutti riportanti il numero identificativo della carcassa.
  • Le carcasse campionate, eviscerate, devono essere tracciate e identificate singolarmente, compresa l’eventuale corata e dovranno essere conservate appese in apposita cella frigorifera, mantenendo il contrassegno apposto, con la fascetta numerata di identificazione sul tendine d’Achille. Se poste in congelatore, potranno essere sezionate solo qualora ogni sezione sia inserita in un apposito sacco che contenga il numero identificativo del capo.
  • L’operatore deve assicurare che nessuna parte dei cinghiali introdotti possa lasciare la struttura prima di aver acquisito l’esito negativo del test di laboratorio per la Psa. Le carcasse presenti in contemporanea all’interno della cella/congelatore in attesa del risultato dei test devono essere considerate come un unico lotto e liberalizzate esclusivamente a seguito dell’acquisizione del risultato del test di tutte le carcasse.
  • Pelli, viscere, ossa e liquidi di raccolta addensati degli animali abbattuti devono essere stoccati in contenitori identificati a tenuta, conservati a temperatura di refrigerazione o congelamento, non accessibili ad animali, e smaltiti a seconda dell’esito dell’esame Psa.
  • Sola nella zona I è prevista la distribuzione tra i componenti della squadra per autoconsumo dei capi macellati, viene esclusa la zona II quella delle squadre scioperanti.

Ed è sulla verifica di questa normativa che si sono incontrati a Stella San Martino, martedì 11 ottobre, i 24 capisquadra della Zona di protezione II, dove hanno partecipato in rappresentanza dell’Atc Sv1 il presidente Francesco Ciocca e il membro del direttivo Carlo Ferrari, con il tecnico faunistico Alessandro Barabino.

Un lungo dibattito che si chiuso con la conferma dello sciopero e la firma di un verbale che è stato inviato alla Regione Liguria.

<<I responsabili delle 24 squadre di caccia al cinghiale, all’unanimità, considerano le procedure da attuare in zona II non adeguate allo svolgimento dell’attività venatoria del cinghiale – scrivono i capisquadra -.

Le squadre sono disponibili ad attuare il piano di depopolamento della Regione e, solo in caso di autoconsumo, a partecipare attivamente al monitoraggio sanitario per la peste suina africana e trichinella, ma chiedono con forza delle modifiche sostanziali del provvedimento regionale trattandosi di emergenza sanitaria.

Le squadre ritengono di collaborare praticando l’attività di caccia per il depopolamento di portare i capi, in caso di caccia, per consentire agli organismi preposti di svolgere il loro compito di monitoraggio sanitario in giornata, compito che non compete al cacciatore>>.

Il punto è che, forse, le strutture sanitarie regionali non sono in grado di ricevere centinaia di cinghiali da analizzare. 24 squadre ad ogni battuta potrebbero abbattere minimo un centinaio di cinghiali, troppi! da qui la concertazione su quanti capi abbattere.

Le ragioni dei cacciatori sono palesi: limitazione dei capi, gestione amministrativa aziendale, nessun autoconsumo, aumento spese e tempo.

È evidente come gli interessi della Regione siano differenti dai cacciatori e dagli agricoltori.

I cacciatori vogliono proseguire nella loro attività ludica, ovviamente collaborando nell’emergenza Psa ma in maniera più leggera; gli agricoltori vogliono la riduzione degli ungulati che gli distruggono i raccolti; la Regione vuole… boh, chi lo sa!

 

G. D.