Cosa pensa il sindaco di Sassello dopo il 3° cinghiale contagiato

Cosa pensa il sindaco di Sassello dopo il 3° cinghiale contagiato
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“Dopo il terzo cinghiale positivo a Sassello faccio alcune considerazioni”

Peste suina – Ospitiamo un intervento del sindaco Daniele Buschiazzo dopo il ritrovamento del terzo cinghiale positivo alla peste suina africana nel suo comune di Sassello. Peraltro, il comune è fuori dalla “leggera” recinzione installata a protezione dal contagio, ma ormai violata dagli ungulati, come anche dimostrato dai danni causati nei campi e orti del paese (vedi articolo).

Peste 0 suina a Sassello considerazioni sindaco

<<La prima considerazione che è alla base di tutto è che il principio che la soluzione del problema peste suina africana passa principalmente dall’abbattimento dei cinghiali tramite attività di controllo (diversa dall’attività venatoria) non è accettato – commenta Buschiazzo -.

Non è accettato nemmeno da chi dice che bisogna abbatterli (soprattutto le Istituzioni) perché sennò in un anno qualcosa sarebbe stato fatto in questo senso. Invece, il nulla più assoluto da parte di tutti gli attori che devono affrontare questa emergenza. Nessuna istituzione (UE, Commissario, Mistero, Regioni) ha fatto un’azione concreta per diminuire il numero di cinghiali. Questo è il dato di fatto.

Peste 1 suina a Sassello considerazioni sindaco

Le chiacchiere, come si suole dire, stanno a zero. Non si vuole usare i cani: va bene. Facciamo dei piccoli recinti con foraggiamenti e attrattori per abbattere quindici o venti capi alla volta. Facciamo la caccia di selezione. Facciamo qualcosa, però! Invece, il nulla più assoluto. Quindi, ciò dimostra che il principio dell’abbattimento non è condiviso da chi deve risolvere il problema. Questo è l’aspetto più preoccupante, perché l’unica soluzione del problema non è portata avanti.

La seconda riguarda la recinzione (e a questo riguardo aggiungo alcune foto). La recinzione non ha funzionato. È un altro dato di fatto. Sono stati spesi milioni di euro per un’opera inutile (sarebbe interessante un parere della Corte dei conti a questo riguardo, perché sono soldi pubblici).

Sia a ovest (sul nostro territorio) che a est (Crocefieschi e Vobbia) i casi sono fuori dal perimetro del recinto. Si è intervenuto tardivamente (la prima barriera sulle direttrici delle autostrade è stata realizzata con grave ritardo) e in malo modo (le foto valgono più delle parole) – prosegue il sindaco -.

Peste 2 suina a Sassello considerazioni sindaco

Ci è stato detto “Lo vuole l’Europa”: forse all’Europa potevano essere fatte delle controproposte credibili? Oltre alla recinzione, c’è stata in effetti un’altra azione concreta: abbattere tutti i maiali sani dei nostri piccoli allevamenti di qualità per difendere l’industria suinicola, i cui maiali probabilmente assumono più antibiotici che tutti gli influenzati d’Italia.

La terza riguarda l’etica. Molti mettono questioni etiche (su tutti gli schieramenti) davanti alla risoluzione del problema. Io ritengo che l’etica sia una scusa per non risolvere il problema. Non abbattere le femmine gravide, non abbattere i piccoli perché è amorale. Voglio essere brutale: l’etica di permette di restare in superficie, di evitare il discorso tecnico. L’etica in questo caso è inadeguata. In primo luogo, perché non risolve il problema e quindi si è costretti ad affrontarlo continuamente. In secondo luogo, perché questo atteggiamento non è “empatico”, cioè ignora i problemi (umani) altrui: “chi se ne frega dello stato di disagio di un agricoltore? Io, almeno, sono a posto con la mia coscienza perché non ho fatto abbattere i cinghiali”. Gli animali selvatici non sono giocattoli e il “voler loro bene” può provocare conseguenze imprevedibili. Per farmi capire: si va da un bravo medico o da uno che ci vuole bene? Poi, il medico sarà tanto più bravo quanto avrà anche molta empatia con il paziente. La gestione faunistica (tanto più in una situazione di emergenza come la PSA) non può essere il regno dei praticoni e dei buoni sentimenti. Anzi: rigore negli interventi.

Questo è l’imperativo. Insomma – conclude Buschiazzo, che è anche presidente del Parco Beigua -, deve essere il campo di specialisti non di “pie dame”! E in questa emergenza mi è parso di vedere rispetto ai dati di fatto che ho elencato più praticoni e pie dame che specialisti>>.

Un anno di peste suina che sta mettendo in dura difficoltà l’economia dell’agricoltura, allevamento e tempo libero di questa grossa fetta di entroterra.

 

G. D.