Corruzione, appalti pilotati, truffa e falso, arrestati due sindaci del Roero

Corruzione, appalti pilotati, truffa e falso, arrestati due sindaci del Roero
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La Finanza arresta i sindaci di Vezza d’Alba e Montaldo Roero ed altri pubblici funzionari, oltre al sequestro beni per circa un milione e mezzo di euro

Cuneo – Nella mattinata odierna 40 militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Cuneo, hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare personale e reale, disposta dal Gip del Tribunale di Asti, nei confronti di 14 persone: funzionari pubblici, professionisti ed imprenditori di due comuni del Roero.

Si tratta dell’epilogo di una particolare indagine avviata nel luglio 2021 a seguito di perquisizioni che le Fiamme Gialle hanno eseguito presso gli uffici comunali di Vezza d’Alba e Montaldo Roero e la sede legale dell’Unione dei Comuni del Roero: tartufo ed arneis.

Le attività investigative, coordinate dalla Procura della Repubblica di Asti, hanno permesso di accertare molteplici condotte illecite: corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, truffa aggravata ai danni dello Stato, turbativa d’asta, falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici.

Delle 14 persone destinatari della misura cautelare, 8 sono stati posti agli arresti domiciliari, tra cui i due sindaci dei comuni roerini, funzionari comunali vezzesi, oltre ai professionisti e imprenditori coinvolti nelle vicende. Alla maggior parte sono anche stati sequestrati beni e valori per oltre un milione e mezzo di euro.

Il quadro investigativo ricostruito dagli inquirenti ha messo in luce il sistema particolare di gestione della cosa pubblica, dove gli appalti venivano affidati in maniera fraudolenta sempre ai medesimi professionisti e imprenditori, i quali, grazie a molteplici artifizi, facevano ottenere ai Comuni ingenti finanziamenti anche quando non sussistevano i presupposti per la loro concessione.

Secondo la Finanza, tutto ciò, da un lato, consentiva ai Sindaci di aumentare il consenso elettorale e, dall’altro, favoriva il tornaconto personale dei professionisti che vedevano affidarsi ricorrentemente incarichi di progettazione, di direzione dei lavori e di assistenza e supporto alle stazioni appaltanti.

In questo contesto, i professionisti su cui pende l’accusa di corruzione, grazie al loro ruolo di progettisti e direttori dei lavori e, contemporaneamente, di assistenti alle stazioni appaltanti, sono riusciti a veicolare le procedure di gara a favore di imprese compiacenti che, in cambio, hanno acquistato i materiali da impiegare per i lavori oggetto degli appalti affidati, da aziende riconducibili ai professionisti che li avevano agevolati.

Le Fiamme Gialle hanno accertato che tale meccanismo fraudolento ha provocato, nel corso degli anni, effetti disastrosi per le casse degli Enti locali, perché il sistematico conferimento di incarichi ai medesimi professionisti veniva in più occasioni effettuato senza copertura finanziaria.

In buona sostanza, gli incarichi venivano assegnati senza la registrazione delle relative spese sui vari capitoli di bilancio. Tale condotta, che si concretizzava attraverso la falsificazione dei visti di regolarità contabile inseriti nei provvedimenti di affidamento degli incarichi, ha generato gravi deficit che sono stati sistematicamente occultati falsificando i bilanci, rappresentando in tal modo una situazione finanziaria sempre positiva anziché l’effettivo deficit.

I finanzieri, ricostruendo i bilanci, hanno addirittura scoperto che i funzionari del Comune di Vezza d’Alba preposti alla loro redazione, con la connivenza del sindaco, al fine di chiudere gli esercizi finanziari con un risultato positivo, hanno annotato in bilancio crediti del tutto falsi.

Gli indagati, a cui è stato anche notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, saranno sottoposti nei prossimi giorni ad interrogatorio di garanzia.

La Guardia di Finanza di Cuneo, nell’esercizio delle funzioni di polizia erariale, ricostruirà il complessivo danno cagionato alle casse dello Stato dalle condotte delittuose poste in essere dagli indagati, frutto di una gestione privatistica delle risorse pubbliche, in spregio delle norme che ne regolano l’utilizzo.

 

G. D.