Presidenza Provincia Savona: Pastorino e Vaccarezza d’accordo, una brutta pagina

Presidenza Provincia Savona: Pastorino e Vaccarezza d’accordo, una brutta pagina
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Cerchiamo di capire: interventi dei due esponenti politici

Lunedì è stato riconfermato presidente della Provincia di Savona Pierangelo Olivieri, sindaco di Calizzano. Una elezione condivisa da una fetta del centrodestra (Cambiamo con Toti), e dall’altra da amministratori del Partito Democratico.

Una consultazione che ha lasciato “feriti” in entrambi gli schieramenti, poiché da una parte sono usciti sconfitti Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, dall’altra la Sinistra più radicale.

Oggi cerchiamo di vederci un po’ più chiaro con due autorevoli interventi: Gianni Pastorino di Linea Condivisa della sinistra ligure più radicale, e Angelo Vaccarezza di Cambiamo con Toti (da tutti definito il regista insieme al presidente Toti dell’elezione di Olivieri), entrambi consiglieri regionali e capogruppo del proprio partito.

Pastorino «Una brutta pagina della politica ligure»

<<Quando la politica non solo sbaglia ma si rivela inutile e controproducente – esordisce Pastorino -. Si sono svolte le elezioni per la presidenza della Provincia di Savona. Quello che è successo è sconcertante ma racconta bene quanto siano imbarazzanti alcune scelte politiche, scelte che raccontano bene l’insieme di difficoltà e interessi che in parte sono tipici di quel territorio.

Toti stravince a Savona con l’appoggio di una parte del centrosinistra che non presenta una sua candidatura. Ma, udite udite, Toti stravince contro un candidato sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia. Il tutto avviene in una logica di prove generali del grande centro, abilmente costruito dagli esponenti savonesi di “Cambiamo”. Potete solo immaginare cosa provoca una scelta del genere tra gli elettori.

Premesso che non sono mai stato d’accordo sull’eliminazione delle province, una delle cose peggiori voluta dall’allora ministro Del Rio. Si tratta di un ente più utile degli altri in relazione alla gestione del territorio e delle aree interne. Premesso è quantomeno discutibile una elezione di secondo livello in cui votano solo i consiglieri comunali con un voto che ha un valore diverso a seconda dell’importanza del Comune da cui provengono.

Ma veramente non c’è alcuna diversità tra un pensiero progressista e la confusione che si genera nell’appoggiare il candidato di Toti? Ma davvero non c’è un’idea diversa e alternativa del territorio?

Spiace constatare che ci vorrà più di un congresso per risolvere il problema di visione all’interno del Partito Democratico.

Perché se è vero che è del tutto legittima un’autonomia territoriale su scelte politiche, risulta difficile comprendere l’appoggio al candidato totiano. È lo stesso modus operandi che ha portato tempo fa il Pd ad appoggiare la candidatura a Varazze di Alessandro Bozzano, divenuto poi consigliere regionale nella lista di Toti.

Dunque, è iniziata la corsa al grande centro ma mi chiedo – conclude Pastorino -: nessuno ritiene che queste scelte aumenteranno ulteriormente il distacco delle persone dalla politica?>>.

Vaccarezza «Pagina di politica non edificante»

<<Ho letto tantissime cose su questo argomento durante questo periodo, di una campagna elettorale strana fatta durante le vacanze. Ho sempre taciuto e oggi vorrei condividere tre riflessioni – spiega Vaccarezza -.

La prima. Olivieri ha vinto queste elezioni non solo per il fiume di persone che sono andate a votarlo, specialmente di comuni piccoli, ma le ha vinte per come ha saputo interpretare questi quattro anni il presidente della Provincia, con il nostro territorio così fragile. Le ha vinte essendo in costante contatto con la Protezione Civile durante le alluvioni, le ha vinte quando prese in mano quella penna e firmò 50 milioni di somma urgenza avendo quattro milioni in cassa e rischiando di proprio, perché bisognava riaprire 30 strade provinciali chiuse. Lunedì ha avuto un riconoscimento da parte delle centinaia di persone che sono andate a votarlo.

La seconda riflessione. Ho letto tantissime cose sul centrodestra, si rompe… si spacca. Brevissimamente quello che è successo da che mondo è mondo della pubblica amministrazione, un sindaco uscente ha la possibilità di ricandidarsi per la seconda volta, a meno che non ci siano motivi ostativi talmente grandi che però devono essere esplicitati. In questo caso è successo che tre partiti Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega dicevano che non si poteva ricandidare. A noi è sembrato una cosa assurda. Hanno scelto di contrapporre un altro amministratore, risultato finale che qui il centrodestra, che in provincia di Savona conta quasi il 60%, sia a livello politico che a livello di amministrazione, questa volta ha preso il 30% dei consensi. La matematica dimostra che quella parte centrale del centrodestra, quel mondo moderato, in questa regione fa riferimento a Giovanni Toti. Ripeto, lo dicono i numeri non lo dico io. Mi auguro che il centrodestra non si divida più, ma mi auguro che ci siano delle regole che valgano per tutti, perché quello che è successo in provincia di Savona spero che sia per tutti noi, forse anche per me, una lezione. Una lezione della quale io avrei fatto volentieri a meno.

La terza riflessione. Inciucio. Ho letto da tutte le parti che noi avremmo fatto accordi col Pd, addirittura quelli un po’ più vecchi lo chiamano il compromesso storico, niente di tutto questo. Vedete, il fatto che molti pensino che la politica sia fatta solamente nelle segrete stanze con scarpe con tacco 12 e per gli uomini con le scarpette di vernice, la dice lunga sul fatto che c’erano due livelli in cui si fa politica, noi siamo quelli che ogni tanto hanno le scarpe sporche di fango. Il percorso è nato perché il Partito Democratico in provincia di Savona ha una testa che è fatta di amministratori; quindi, di persone che hanno dovuto affrontare i problemi e quindi è stato un percorso naturale trovarci intorno a un tavolo e condividere questo lavoro. Un lavoro che non è fatto di poltrone o di potere, ma fatto per la risoluzione dei problemi perché una frana, un’alluvione non sono di destra o di sinistra. Bisogna trovare soluzioni ed è stato facile con gli attuali dirigenti del partito democratico trovarci insieme, intorno a un tavolo di contenuti e non di potere, avremmo preferito farlo tutti assieme, esserci tutti non dividerci, ma non l’abbiamo scelto noi. Spero che prevalga il buon senso, che prevalga l’interesse del territorio prima dell’interesse del partito, noi lo abbiamo anteposto. Il risultato è che gli amministratori ci hanno dato fiducia e spero – conclude Vaccarezza – che questa pagina di politica non edificante che si è vissuto in provincia di Savona finisca qua>>.

 

G. D.