Tarinè. Decreti, proteste, dirette: che sia la volta buona?

Tarinè. Decreti, proteste, dirette: che sia la volta buona?
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Riflessioni sulla “miniera del Tarinè” dopo gli ultimi sviluppi dovuti ad un decreto dirigenziale

Ultime dalla Regione Liguria

La storia della miniera che nessuno vuole 

Le associazioni contro la possibile apertura della miniera nel Parco Beigua, o dintorni, hanno lavorato molto in queste ultime settimane, come mai era avvenuto in passato. Certamente i social hanno contribuito a diffondere il problema che da locale ora è appartenenza di tutti.

A scatenare le folle è stato il decreto dirigenziale Regione Liguria del 26 febbraio 2021 che autorizza la <<Compagnia Europea per il Titanio – Cet S.r.l., il permesso di ricerca sulla terraferma di minerali solidi (Titanio, granato e minerali associati) denominato “Ambito Mondamito” limitatamente all’area dell’estensione di 229 ha esterna al territorio del Parco Naturale regionale del Beigua, della durata di anni 3 (tre), per effettuare indagini preliminari finalizzate a valutare la distribuzione (areale e superficiale), nonché a definire le concentrazioni delle mineralizzazioni di rutilo presenti nell’area>>.

Un decreto che ha risvegliato i fantasmi sulla possibile miniera di Piampaludo che coinvolgerebbe, oltre i Comuni di Sassello e Urbe, anche quelli viciniori sia liguri-piemontesi sia costieri.

Il primo carotaggio risale al 1974, mentre la prima concessione ad “esaminare” il territorio è del 1976. Una storia che ormai si sta avviando verso il mezzo secolo con rigurgiti ciclici che ricordano quei film successivi al primo: il ritorno 2, il risveglio 3.

Ecco, mi pare che riassumendo le azioni, gli incontri, le dirette, i coinvolgimenti, le testimonianze, i commenti bipartisan dei gruppi politici, che si sono susseguite in questi ultimi quindici giorni, potremmo essere arrivati alla fine della serie con un benaugurante titolo “la vendetta 4”.

A parte la Cet, che fa il suo mestiere, pare che nessuno voglia la miniera

Non la vuole la popolazione, le oltre 20mila firme raccolte (e stanno crescendo) ne sono una testimonianza; non la vuole la messe di associazioni locali, nazionali e internazionali (Legambiente ha preannunciato un possibile coinvolgimento anche dell’Unesco); non la vuole la Regione dove i vari gruppi di maggioranza e minoranza si sono espressi in consiglio regionale e nelle dichiarazioni sui media.

Quindi non resta che la Regione stralci quest’ultimo decreto dirigenziale e che si adoperi presso il Ministero dell’Ambiente in modo che nessuno possa più chiedere concessioni di alcunché in questa area.

Inoltre, è quattro anni che il Comune di Urbe ha presentato richiesta alla Regione di ingresso nel Parco del Beigua. Una adesione che rientra sicuramente nei decantati rilanci dell’entroterra, anche contro il calo demografico di cui si fa un gran parlare come arginarlo.

Infine un grazie e un augurio di buona vita nuova per il dirigente che ha firmato il decreto, e che dal 1° marzo si è ritirato in pensione. Senza la sua firma forse non saremmo arrivati a questo punto che ci auguriamo sia quello finale.

 

(foto tratta dalla tesi di laurea di Stefano Bonfigli “Minero-petrografica delle mineralizzazioni a Ti nell’area di Piampaludo)

G. D.