Peste suina a Roma, è arrivata dalla Liguria? Ora il caso è nazionale!

Peste suina a Roma, è arrivata dalla Liguria? Ora il caso è nazionale!
Spread the love

I quattro mesi di inattività all’emergenza potrebbero aver creato grossi danni

È successo quello che nessuno si poteva aspettare o prevedere: Roma registra il primo caso di peste suina. Il presidente nazionale Federcaccia Massimo Buconi lo denuncia con tanta preoccupazione poiché ora il problema non è più circoscritto alle regioni del nord, potrebbe succedere che ogni regione si trovi a dover affrontare la malattia, con conseguenze che Piemonte e Liguria, oltre a Sardegna e Toscana, ben conoscono.

<<Purtroppo la peste suina ha camminato ed è arrivata a Roma – afferma Buconi (nella foto) -. È stata rinvenuta una carcassa positiva al test della Psa, Peste suina africana, vicino a zona Monte Mario all’interno del raccordo anulare, centro urbano di Roma.

Grandissima preoccupazione!

Alcune domande – prosegue il presidente -: come ha fatto questo salto dal Piemonte, dalla Liguria, dove da mesi c’è questo dramma, questo fenomeno della peste suina africana riscontrata ad arrivare improvvisamente al centro di Roma? Come ha veicolato? Chi ce l’ha portata?

È importantissimo dare risposte certe da parte delle autorità, comprendo le difficoltà ma c’è bisogno di risposte certe e accertare come questo spostamento sia stato possibile al fine di evitare che, casualmente senza che nessuno possa farci niente, possa verificarsi in qualunque parte d’Italia

Abbiamo anche bisogno, anzi chiediamo, ci uniamo a coloro che stanno chiedendo, ma anche esclusa da parte delle autorità competenti, che possa esserci anche lo zampino di una componente eco terrorista; quindi, accertare come si può trasmettere, al di là dei casi di scuola, al di là dei dubbi possibili casi, chiediamo che venga tracciato in ogni modo possibile ed accertato il pericolo certo di trasmissione.

Là dove arriva la peste suina, scattano restrizioni pesantissime per i cittadini, dramma per l’economia problemi pesantissimi, limitazioni pesantissime per l’attività venatoria.

Siamo all’interno del raccordo anulare, una zona già ben determinata anche da confini naturali, vie di comunicazioni seppur complesse, c’è bisogno di mantenere il fenomeno all’interno e a portare urgentemente, non facendo passare mesi come sta succedendo in altre parti d’Italia, per adottare provvedimenti concreti c’è bisogno di circondare e circoscrivere il fenomeno.

Il comitato tecnico preposto – continua Buconi -, tra le varie azioni, suggerisce anche l’installazione di idonee recinzioni per limitare e diminuire il più possibile il passaggio di animali. Che si proceda in questo senso o con altre soluzioni purché si proceda, senza aspettare mesi per attuare sistemi concreti.

Un altro aspetto, c’è bisogno che le autorità indichino con precisione, mettendo anche sanzioni su chi magari poi non le rispetta, su come comportarsi per diminuire il rischio al diffondersi della peste suina.

Se dovesse venire accertato – continua il presidente Fidc -, per esempio nel caso di Roma, che il fattore scatenante potrebbe essere stato anche il consumare scarti di residui alimentari, scarti di alimentazione da parte dei cinghiali, bene, si dica chiaramente dalla popolazione, si istruisca la popolazione su come comportarsi al fine di evitare che gli scarti alimentari possano fare, diciamo, questa fine provocando questo tipo di problematica oppure qualunque altra cosa

L’associazionismo venatorio con i propri volontari, con i propri aderenti, le nostre guardie volontarie, i propri iscritti, come abbiamo dimostrato nel Nord Italia, anche qui è a disposizione delle autorità per collaborare affinché questo fenomeno trovi subito una risposta efficiente ed efficace.

Non possiamo lasciare l’Italia esposta alla casualità del manifestarsi della peste suina in qualunque tipo di luogo come fosse una fatalità inevitabile. Confidiamo – conclude Buconi – molto nell’efficienza dello Stato e delle istituzioni, ringraziamo tutti coloro che ci stanno lavorando ma chiediamo con forza tempestività ed azione>>.

Nelle parole del presidente Federcaccia pare leggersi quanto i sindaci liguri e piemontesi vanno ripetendo da quattro mesi. La peste suina africana è una sciagura, ci sono responsabilità che andranno accertate e risposte ai cittadini che da mesi vivono sofferenze, già collaudate dalla pandemia da Covid, ma a cui non intendono abituarsi.

Quanto al possibile spostamento dalla Liguria a Roma di cinghiali infetti, mi scappa un sorriso. Diciamo che “Roma palazzo” finora il fenomeno lo ha sottovalutato.

 

G. D.